Ristorante Megaron e Cantine Manimurci - Paternopoli (AV)
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Viola Melanzanaun modo spiritoso per parlare delle mie passioni,dei miei esperimenti, dei miei pasticci..un modo spiritoso per trasmettere quello che so, quello che osservo, quello che continuo ad imparare ogni giorno. |
Ristorante Megaron e Cantine Manimurci - Paternopoli (AV)
Spesso quando si pensa alla Campania la si associa immediatamente a Napoli, Pompei e Capri, dimenticando, forse anche (o soprattutto) per colpa nostra, che in questa regione ci sono tantissimi altri posti meravigliosi. Il punto è che spesso, anche io che sono della zona, continuo a stupirmi e a meravigliarmi nello scoprire o riscoprire con occhi più attenti, con maggiore consapevolezza quello che mi circonda. Irpinia, per gli appassionati, è sinonimo di vino. Fiano, greco di tufo, aglianico, Taurasi. Ed è proprio nelle vicinanze di Taurasi il piccolo centro dove si produce una delle nostre docg, che mi è capitato qualche domenica fa di andare a pranzare. Sono andata in terra irpina,in occasione della presentazione del Taurasi 2003, Poema, delle cantine Manimurci, di Paternopoli (AV) al ristorante Megaron, sempre a Paternopoli(AV) dove ho potuto degustare alcune etichette delle cantine Manimurci valorizzate dai piatti di Valentina Martone, chef del ristorante. Beh alla fine non so se sono stati i piatti di Valentina a valorizzare i vini di Manimurci o il contrario. Era tutto perfetto. Ogni piatto studiato per il vino che lo accompagnava. Servizio ottimo, Giovanni, marito di Valentina con tanta passione ci illustrava ogni portata. La descrizione del piatto ci accompagnava dolcemente nel suo territorio,nella sua storia, nei suoi sapori. Abbiamo aperto il pranzo con un babà in mousse di formaggi accompagnati da una delicatissima e verdissima salsa di ortiche. Il babà, perfetto nella sua morbidezza e la mousse, che tanti di noi erroneamente hanno pensato fosse a base di erborinati, è stato servito con una delicata coda di volpe. Dopo il babà ci siamo immersi nei sapori e colori del'autunno. Un piatto che ha colpito tutti noi per la sua essenzialità, per la nettezza dei sapori: zuppa di castagne con porcini e zucca gialla. Una goduria, se mi è permesso usare questo termine, una vera e propria goduria. La zuppa è stata, e qui devo dire a gran voce, esaltata dal greco di tufo, un vino che di solito io non amo molto, e che invece gestiva pienamente, con la sua equilibrata acidità, la castagna della zuppa. I cannelloni, al seguito, di farina integrale con macinato di manzo erano una rivisitazione ben riuscita di una tradizione del posto. Solitamente Valentina utilizza per i suoi cannelloni una crema di sedano e della ricotta, ma per l'occasione ha deciso di strutturare il piatto con sapori più decisi,perchè ai cannelloni è stato accompagnato l'aglianico 4 contrade, un ottimo aglianico che merita un bonus anche per il suo prezzo. E finalmente il taurasi: Poema 2003, ben strutturato, equilibrato e con una grande personalità, servito con il piatto forte della chef, stinco di vitello stracotto nel taurasi in salsa di melograno. Che dire, qui è scattato l'applauso! E a confermare la nostra approvazione, la mia vicna di posto, una dolcissima compagna di tavola che a inizio pranzo ha dichiarato essere astemia, ma che sostenuta da noi ha assaggiato sempre tutti i vini serviti, arrivata allo stinco non ha resistito. Al taurasi con lo stracotto i suoi occhietti hanno dichiarato che forse il periodo dell'astinenza era terminato! Tutto questo ben di Dio era accompagnato da pani alle noci e alle mele annurche, anche questi opera della chef. Il dolce che ha concluso (concluso non è il termine esatto perchè dopo questo sono arrivati vassoi pieni di bontà zuccherine del territorio...) il pranzo era un morbidissimo tortino al cioccolato immerso in una cascata di cioccolato fondente, che abbiamo mangiato continuando a bere il taurasi. E che dire, abbiamo un vino che può accompagnare brasati, caciocavalli stagionati, sigari e caminetti e.... cioccolato! eh sì, così pare! Insomma se con questa descrizione sono riuscita a far venire a qualcuno la voglia di andare in Irpinia,ricordatevi del Megaron di Paternopoli (non Paperopoli!) e delle cantine Manimurci. E se vi perdete per la strada, come ho fatto io, non crucciatevi...la campagna irpina è bellissima e il viaggio vale!
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Oh là là souvenirs souvenirs !!
il bicchiere di vinello nostrano gentilmente offerto dalle signore incuriosite dalle due facce nuove in giro per non mi ricordo + quale paesino ! la visita della cantina dell'estroverso geometra-fotografo-produttore di taurasi ! ...e il gippone di viola che avanzava a singhiozzi sulle verdeggianti colline !!
oh là là souvenirs souvenirs !!
il bicchiere di vinello nostrano gentilmente offerto da due signore incuriosite dalle due facce nuove in giro per non più quale paesello dell'irpinia ; la visita delle cantine dell'estroverso geometra-fotografo-produttore di taurasi ...e il gippone di viola che avanzava a singhiozzi sulle verdeggianti colline di questa bellissima provincia !
Barbarella bella! ce l'hai fatta a pubblicare il commentino alla fine. anche io ricordo quella giornata. Il signor Caggiano è memorabile, le sue foto pure. Ci riotrno domenica a taurasi, ma se vuoi quando vieni orgnaizziamo una bella gitarella all'insegna di vino e cibo. che ne dici???
bacini
Dopo aver provato per due volte la cucina del Megaron -Paternopoli-, posso affermare che essa si presenta molto standardizzata e ripetitiva. Il menù degustazione che ci è stato proposto dall'ottimo Giovanni si presentava, salvo qualche sottilissima differenza, identico a quello assaporato appena venti giorni prima. L'unica differenza, su cinque portate, era la salsa utilizzata per insaporire il maialino, questa volta di prugne e non di aglianico. Abbiamo iniziato con una delizia al tartufo su salsa all'ortica, già vista. Zuppa di fagioli con olio a crudo e, successivamente, minestra nostrana di verdure dell'orto. Già viste. Il punto più alto si è raggiunto con una portata di spaghettoni tirati a mano con salsa di porri, noci e pomodori secchi. Questa portata, sperimentata per la prima volta, includeva un mix di sapori assolutamente sbilanciato e privo di forma, di corpo, fastidioso all'olfatto, alla vista e soprattutto al gusto. Poi il maialino, a quanto pare l'unico mammifero che osi varcare le porte del Megaron. Il tutto si è concluso con una illogica carrellata di dolci.
Dopo un sentito entusiasmo provato la prima volta al Megaron, sono sicuro che questa sia stata l'ultima esperienza. La cena ha assunto un'atmosfera fastidiosa, quasi di presa in giro. Si pensava che la cuoca, molto apprezzata in principio, fosse capace di andare al di là della routine culinaria, che fosse capace di variare sia gli ingrediente di base -esattamente gli stessi- che le combinazioni, ponendosi con fantasia e complicità in un rapporto di sfida con i clienti.
Dopo aver provato per due volte la cucina del Megaron -Paternopoli-, posso affermare che essa si presenta molto standardizzata e ripetitiva. Il menù degustazione che ci è stato proposto dall'ottimo Giovanni si presentava, salvo qualche sottilissima differenza, identico a quello assaporato appena venti giorni prima. L'unica differenza, su cinque portate, era la salsa utilizzata per insaporire il maialino, questa volta di prugne e non di aglianico. Abbiamo iniziato con una delizia al tartufo su salsa all'ortica, già vista. Zuppa di fagioli con olio a crudo e, successivamente, minestra nostrana di verdure dell'orto. Già viste. Il punto più alto si è raggiunto con una portata di spaghettoni tirati a mano con salsa di porri, noci e pomodori secchi. Questa portata, sperimentata per la prima volta, includeva un mix di sapori assolutamente sbilanciato e privo di forma, di corpo, fastidioso all'olfatto, alla vista e soprattutto al gusto. Poi il maialino, a quanto pare l'unico mammifero che osi varcare le porte del Megaron. Il tutto si è concluso con una illogica carrellata di dolci.
Dopo un sentito entusiasmo provato la prima volta al Megaron, sono sicuro che questa sia stata l'ultima esperienza. La cena ha assunto un'atmosfera fastidiosa, quasi di presa in giro. Si pensava che la cuoca, molto apprezzata in principio, fosse capace di andare al di là della routine culinaria, che fosse capace di variare sia gli ingrediente di base -esattamente gli stessi- che le combinazioni, ponendosi con fantasia e complicità in un rapporto di sfida con i clienti.
Al Megaron si mangia Divinamente : sicuramente non e' ripetitivo , primo xrche' usa verdure di stagione prodotti propri , secondo fanno una cucina particolare e allo stesso tempo semplice , e vi assicuro che quello che dico non sono fantonie , anche xrche' ho avuto modo di mangiare in altri ristoranti ........... Resto dell'idea che il Megaron e' il migliore . Ciao da Virginia .
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