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Viola Melanzana

un modo spiritoso per parlare delle mie passioni,dei miei esperimenti, dei miei pasticci..un modo spiritoso per trasmettere quello che so, quello che osservo, quello che continuo ad imparare ogni giorno.
 

Tra un enigma e l'altro....

martedì, giugno 27, 2006


("Le degustazioni dei vini sono una noia. Per fortuna ci sono i salatini".."GNAM GNAM GNAM".."Bleah! Come si chiamano questi salatini disgustosi?".. "Tappi!")


("Colore chiaro, vivace e frizzante".."Gusto pulito, delicatamente fruttato.".."Delizioso!...Cos'è?"..."Acqua minerale.")

Non che la settimana enigmistica sia il vademecum dell'italiano tipico, ma non vi sembra che una volta entrato a gran voce tra le vignette della rivista "che vanta innumerevoli tentativi d'imitazione" si possa ufficialmente dire BENVENUTO SIGNOR VINO???
Tra le innumerevoli copie delle suddetta rivista è solo in queste ultime che comincio a trovare qualche barzelletta che abbia come argomento il vino, e mi sembra anche un chiaro segnale che finalmente si inizia a guardare il suddetto prodotto come qualcosa di manifestatamente entrato nella cultura italiana.
Si sa, l'Italia è il paese delle mode, dove di tutto poi si fa un gran parlare, anche e soprattutto a sproposito, e nonostante noi vantiamo una storia millenaria legata al vino, questo ha tardato non poco ad entrare nella cultura nazionale. Mentre in Francia anche un bambino saprebbe dirci quale calice usare in Italia quando cominciavano a prendere piede i primi wine bar la gente alla vista dei calici storceva il naso ed esclamava ( giuro
che è vero, mi è capitato personalmente!!!):
"ma perchè devo bere il vino in questi cosi? Non ci sarebbe un bicchiere normale?".
Insomma in Italia la storia del vino non è andata di pari passo con il suo valore percettivo ma finalmente oggi, nel bene e nel male, il vino non è più solo appannaggio di appassionati, cultori, intellettualoidi e pseudo conoscitori, ma sta diventando qualcosa di più.
Le vignette della settimana enigmistica che sono da sempre uno spaccato in veste umoristica dell'italiano medio o della percezione che dell'italiano si ha, sono categorizzate per tematiche i cui titoli sono talmente famosi da essere entrati nel linguaggio comune quali: "le ultime parole famose", "siamo tutti sportivi", o la stessa head line della rivista.
Da Carlo e Alice alla famiglia Belbelli, da Diego e Norma alla bisbetica Martina adesso tra un enigma e l'altro si può ridere anche sul vino. Ovviamente si continua sulla falsa riga dettata da Antonio Albanese, ma devo dire in una veste più sarcastica e magari più rispondente al vero.
Beh che dire, a me fanno sorridere e soprattutto mi danno una carica di ottimismo...



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Il mio orto!

sabato, giugno 24, 2006


Quando la natura crea, l'uomo risponde:


..acqua e amore..

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5 cose 5: Confessions in groups of 5

venerdì, giugno 23, 2006

La cara Betti (Alice e il Vino) mi ha invitata a questo MeMe e io rispondo.
Si dice che dalla grafia di una persona si può capire qualcosa del suo carattere, del mio invece si capisce tutto entrando nella mia macchina, e.... della borsetta, borsone, borsina, tasca appesa al collo ne vogliamo parlare???
Un po' di timore a fare sto MeMe ce l'ho!!!


5 cose nel mio freezer:
1)Bustina cookie gel contenente fave colte fresche, buone per tagliatelle e speck o zuppa e ormai un bel ricordo dell'orticello; 2) pesto fatto in casa e surgelato col basilico dell'orticello; 3) i panini di Tulip che volevo far assaggiare al boy; 4) pane, abito troppo in alto e non posso sempre comprare il pane così lo devo surgelare; 5) sogliole findus, avanzi di una dieta mai fatta...

5 cose nel mio armadio:
1) un jeans fichissimo che ho messo solo una volta e mai più indossato, il ricordo degli spasmi addominali ancora mi fa rabbrividire, ma sta sempre là in attesa...insieme al mitico 2)Wrangler a zampa d'elefante che mia madre indossava dopo avermi partorito e che io ho sempre lì, in attesa di tempi migliori3)camicetta comprata dal boy al modico prezzo di un euro stile figlia dei fiori che adoro e che indosso continuamente;4) borsette di tutti i tipi, tra cui una super pelosa viola;5) vestito da sera, rosso corallo, messo la prima volta al mio esordio come testimone di nozze del fratellino, ( ho scoperto a fine funzione che tra gli invitati c'era una tipa che ne aveva uno uguale,ma verde smeraldo, e mi sono sentita tanto damigella americana!) e una seconda volta al matrimonio di Cenzina e anche questo aspetta tempi migliori, che so una serata di gala, un barbecue in riva al mare..

5 cose nella mia macchina:
1) un arbre magique del 1999; 2) il posacenere pieno di cicche (sono un'ambientalista); 3)bottiglie d'acqua non potabile, anche la macchina ogni tanto ha sete, spesso direi; 4) qualche foglia dell'autunno scorso; 5) qualche ragnetto e all'occorrenza anche qualche sorella formica..abito in campagna e ogni tanto mi chiedono un passaggio anche loro!

5 cose nella mia borsa:
1) sigarette; 2) la tessera della piscina; 3)un cavatappi; 4) il deodorante;5)3 blocchetti strapieni con 3 penne che non scrivono mai, foglietti sparsi, bigliettini da visita e fazzolettini. Spesso si trovano anche le caramelle, ne vado pazza!

Io passerei la palla a Barbara (sediciaprile), Tulip e a Berso, perchè sono curiosa di sapere cosa nasconde nella borsetta!
Non vogliatemene...


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Fusilli alle acciughe e fior di zucchina (club Sale&Pepe forever)

sabato, giugno 17, 2006

Stavolta devo dire a gran voce : mea culpa, mea culpa. Ho sbagliato, lo ammetto!
Avrei dovuto usare gli spaghettini come Mastro sale&pepe nel numero di Maggio 2000 consigliava, e invece ho voluto fare di testa mia. Avevo questi bei fusillini nel frigo e li ho sostituiti, fiera io tra l'altro, agli spaghettini. Il risultato non è stato proprio malvagio, il sughettino era buono, ma ahimè non ha legato proprio bene bene con la pasta scelta.
Ho deciso di presentare lo stesso la ricetta perchè merita soprattutto per la sua assoluta semplicità. Quindi se si hanno i fiori di zucca, freschi di stagione, le acciughine e soprattutto se si ha poco tempo a disposizione per cucinare, questo piattino è l'ideale. Ma attenzione a non rifare il mio errore!!!

Ingredienti:
6 filetti di acciuga sott'olio
1 spicchio d'aglio
20 fiori di zucca ( se ne avete di più è meglio!!!)
2 cucchiai di prezzemolo tritato
un cucchiaino di scorza di limone grattugiata
olio extra vergine d'oliva
sale&pepe
...per la pasta fate voi...sigh!

Spezzettate i sei filetti di acciuga sott'olio e rosolateli per due minuti in 4 cucchiai d'olio extra vergine d'oliva con lo spicchio d'aglio tagliato a metà. Unite i 20 fiori di zucchina, privati del pistillo e tagliuzzati, e cuocete per due minuti. Fate insaporire nel condimento la pasta cotta al dente, profumate con due cucchiai di prezzemolo tritato e un cucchiaino di scorza di limone grattugiata, pepate, completate con un filo d'olio e servite...

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Il Papavero presenta...!

martedì, giugno 13, 2006

Come al solito i miei tempi sono lunghetti e sembrava che questo post fosse caduto in prescrizione,ma per chi è curioso di sapere ancora come effettivamente sia andata la serata dell'ormai lontano 4 giugno, ecco qualche delucidazione!
L'evento in questione si è svolto a Eboli, piccola cittadina della Piana del Sele (quella delle mozzarelle per intenderci o dove, pare, si sia fermato Cristo...), nella suggestiva location del chiostro di San Francesco, inserito in un evento più grande, da Eburum a Eboli 2006 giunto alla sua diciassettesima edizione, per promuovere gli antichi usi e costumi della cultura e tradizione ebolitana.
L'idea di fondo della manifestazione, quest'anno, era la provocazione dei cinque sensi dei visitatori per cui erano previsti percorsi che intersecandosi tra loro, sovrapponevano sensazioni e suscitavano emozioni diverse a seconda dello stimolo percepito. E, evento nell'evento, la gastronomia, alla quale erano riservati stand di prodotti tipici locali, degustazioni di vino, formaggi, salumi, olio e dolci e, naturalmente, il convegno a cui ho fatto da moderatrice sulla cucina ebolitana attraverso le ricette delle monache. (E' andato tutto bene...fiuuu) Tra i relatori, era presente anche Maurizio Somma, titolare del ristorante il Papavero.
A porre un freno alla mia tensione da ansia da prestazione (era quello infatti il mio esordio come moderatrice) proprio lui, il medico biologo che da qualche anno a questa parte ha deciso di intraprendere, parallelamente al suo lavoro che tra l'altro svolge ad ottimi livelli, l'attività di ristoratore.
Lui, Maurizio, eclettico, colto non si definisce ristoratore: la sua è una vera e propria passione o, come la definirei io dopo la chiaccherata con lui ante convegno, una missione.
Dal momento che ha deciso di aprire questo ristorante, bello anche da vedere curato nei minimi particolari dove davvero si può a gran voce dire che niente è lasciato al caso, ha avuto ampi riconoscimenti e anche dal Gambero Rosso. Bonus stratosferico per i prezzi, sfacciatamente bassi per la qualità che offre e per la professionalità dei suoi dipendenti.
La sua è una ricerca attenta e costante di materie prime di ottima qualità, territoriali la maggior parte, ma soprattutto una ricerca sempre oculata dei prodotti migliori per esaltare al meglio tutti i piatti preparati. Questo ovviamente richiede competenza, passione e costi. E nonostante ciò, in questo ristorante, dove tra l'altro anche la scelta dei vini è intelligente, si paga davvero poco. La sua passione poi si è sposata appieno col suo intuito, quello di aver creduto in Domenico. Domenico Vicinanza è lo chef del ristorante, giovane, ambizioso, creativo e umile allo stesso tempo, ha tutte le potenzialità, secondo me, per diventare un grande e infatti anche per lui i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare: è risultato il migliore chef emergente della Campania al Cooking and Wine di Vitigno Italia, giudicato niente po' po' di meno che dallo stranoto Heinz Beck.
Ma torniamo alla serata del 4 giugno...dicevamo...nel chiostro del complesso monumentale di san Francesco, nell'area "Serate del gusto" a cura del ristorante il Papavero, un percorso gastronomico d'eccellenza attraverso piatti preparati da Domenico e Teresa di Napoli, validissimo secondo chef, con la partecipazione straordinaria di Don Alfonso Iaccarino. Ero stata invitata con questa premessa, che se avessi visto "la mala parata" avrei tranquillamente indossato una maglietta nera e avrei dato una mano a togliere e portare piatti. Purtroppo sono arrivata in netto ritardo, c'era il rischio che non arrivassi proprio per niente visti i problemi "macchineschi" che si sono venuti a creare all'ultimo momento e, mortificata per il mancato aiuto, a testa bassa, alle ore 22.00 passate, ho messo piede nel bel chiostro. L'atmosfera era incantevole, luci basse e candele, ragazzi e ragazze dalla faccetta pulita che giravano avanti e indietro con vassoi pienidi piattini come quelli che vi ho mostrato, tra questi la giovane figlia di Maurizio che orgogliosamente ha chiesto al papà di poter dare una mano anche lei per l'occasione, ovviamente anche Maurizio usciva con i vassoi ricolmi e, nonostante la stanchezza, trovava sempre il tempo di scambiare battute con i commensali. Don Alfonso, con un simpatico cappellino blu con visiera, entrava e usciva dalla cucina da campo allestita per l'occasione e si prestava sorridente alle domande della stampa e dei fans invitati. Io ovviamente per il mio ritardo qualche piatto me lo sono perso, qualcuno me lo sono divorato dimenticando che avevo la macchina fotografica nella borsa, per cui all'appello mancavano: il cuore di carciofo pestano con gamberetti, il soffiato di ricotta con pesto di zucchine e alici confit, bresaola (ottima) con bignè al formaggio, soppressa di polipo, (divorati senza fotografie) e il piatto di tonno di don Alfonso che non ho visto e del quale non ho potuto avere descrizioni esaustive, ahimè.I piatti che ha preparato Alfonso Iaccarino oltre al tonno che mi sono persa sono questi:

vesuvio di maccheroni e rondella di pan di spagna con ricotta,salsa di liquirizia e cristalli di zucchero
Il vesuvio di maccheroni, buono e bello, era praticamente una pasta al forno con tanto di polpettine e ottimo formaggio che si scioglieva in bocca, su questo letto di pomodoro e basilico. Cottura perfetta dei maccheroni e di tutti gli ingredienti e giusto al centro del "vesuvio", nel suo cuore, a sorpresa un tuorlo d'uovo magistralmente cotto, non rassodato del tutto e che si scioglieva al toccare della forchetta.
La rondella di pan di spagna era un rotolo di pan di spagna con della ricotta ben mantecata, ottima e delicatissima, striato di crema alla liquirizia finissima e ricoperto di cristalli di zucchero.

Questi invece alcuni dei piatti preparati da Domenico. Ricapitolando quindi, Don Alfonso ne ha preparati 3 e Domenico tutto il resto, e io non potendo riportare di nuovo tutte le foto ho riproposto i più significativi, ovviamente dovendo escludere quelli che mi sono pappata senza testimonianza visiva...


Pacchero freddo al basilico caldo e Gnocchetti al fagiolo con fagioli di contursi e seppioline

Anche questi piatti parlano da soli, il pacchero era perfetto, freddo per davvero, che dava tutto lo spazio alle cozze per esprimere la loro freschezza, la crema di basilico, calda, che faceva da letto era ottima e accompagnava il pacchero e le cozze senza contrastare i sapori.

La zuppetta era una meraviglia. Difficile distinguere gli gnocchetti dai fagioli, se non per l'occhiello, stesso colore e stessa consistenza. Bonus!

E per ultimo ho lasciato il super piatto della serata.

Crema di castagne su cialdina di cioccolato fondente (75% madagascar) e nocciole, dischetto di pasta frolla su crema di nocciole di Giffoni.
Buonissimo! Posso dirla tutta? Mi è piaciuto molto molto di più della rondella di pan di spagna. Tutt'e due notevoli, senza ombra di dubbio, ma il sapore della crema di castagne, la crema di nocciole, la cialdina gustate insieme erano una meraviglia.

Ora, per concludere,bisogna considerare che il tutto è stato preparato in una cucina da campo allestita per l'occasione, che non ci sono stati fondi per la serata, che tutto è stato organizzato da una sola persona, che i ragazzi e i cuochi hanno lavorato fino all'alba del giorno dopo, e dall'alba del giorno prima, che tutti si sono dati un gran da fare per rendere la serata piacevole e informale allo stesso tempo, che Don Alfonso è una persona squisita, che insomma se Eboli si svegliasse un poco, forse eventi del genere sarebbero ancora più perfetti e darebbero a chi li organizza, la giusta soddisfazione che meritano!

PS: dimenticavo il vino, non ci posso credere, un solopaca passato in barrique, "Pietre Sparse" Santimartini, ottimo, ma io non lo conoscevo mica!!!!

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Indovinello!!!

venerdì, giugno 09, 2006


Tra queste meraviglie ce ne sono due griffate Don Alfonso Iaccarino..
Mangiate tutte nelle medesima serata.
Ma tra queste solo due sono opera di Don Alfonso..
quali saranno???
..nel prossimo post la soluzione e il racconto della simpatica kermesse a mozzarellandia!

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Ravioli di ricotta di bufala con sughetto agli asparagi



Questo bel piattino qua me lo sono preparato domenica scorsa a pranzo, la stessa domenica, di sera, mi aspettava una cena particolare, molto particolare...Avrei dovuto prestare più attenzione alle calorie, visto che non tutti i giorni mi capita di essere invitata ad una kermesse culinaria, ma no invece. Ho voluto giocare e tramutare i ravioli fatti in casa di una classica domenica meridionale in qualcosa di più travolgente, forse per entrare nell'atmosfera, o forse perchè avevo semplicemente voglia di asparagi, ma senza rinunciare ai ravioli della domenica!!!

La ricetta dei bei ravioli ripieni di ricotta di bufala non è prevista, ahimè, per questo post...quella del sughetto agli asparagi, rigorosamente selvatici, "pescati"..ops..."raccolti" nel boschetto retrostante casa mia invece si. Di solito l'accompagno a delle comuni piccole pennette lisce, e il risultato è ottimo, l'esperimento raviolesco è stato un bell'affare però, provare per credere!!!


Ingredienti


un mazzetto di asparagi selvatici

1 cipolla intera
olio extra vergine di oliva
acqua
sale&pepe

Sciacquate delicatamente gli asparagi sotto acqua corrente, privateli delle parti meno tenere e tagliateli in piccoli pezzettini. Affettare la cipolla, più sminuzzata è meglio sarà.Versare abbondante olio e.v.o. in un tegame o pentolino, fatevi rosolare la cipolla fino farla imbiondire. Aggiungere gli asparagi e far insaporire. Aggiungere sale&pepe a piacere. Allungare con acqua di tanto in tanto e lasciar cuocere finchè gli asparagi saranno tenerissimi e fino a che l'acqua si sarà completamente assorbita e l'olio sarà riemerso. Scolare i ravioli o le pennette cotti in abbondante acqua salata e impiattare. Coprire col sughetto e fare una bella spolverata di grana grattugiato.

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Pizza di suor Placida

giovedì, giugno 01, 2006


...mi hanno chiesto di fare da moderatrice ad un convegno: "La cucina ebolitana attraverso le ricette delle monache"...ed io invece di studiare (non lo dite a nessuno)...mi son messa a sperimentare ricette...
Beh non proprio così, sto studiando, sto studiando, ma per allegerire un po' la tensione dovuta al fatto di dover parlare davanti a tanta gente, mi son messa anche a sperimentare più da vicino questi sapori del passato.
Nel fare questa pizza, ma mi sa che dovrò parlare meglio con suor Placida perchè sicuramente la sua è più buona, ho un po' ritrovato i sapori di mia nonna e non solo, gli occhi, per dirla alla commissario Montalbano, mi sparluccicavano, quando tra le altre ricette della tradizione ebolitana e quindi delle monache Benedettine di questo ridente paese della piana del Sele, detto anche nel gergo "mozzarellandia" ho letto di "ciauliell" o "sciusciell" di "frittelle al miele" o di "Mnestra maritata"(piatti della tradizione ebolitana)...
ne parlerò ne parlerò, a convegno ultimato, a cose fatte, a mente lucida e sicuramente a più ricettine riproposte e gustate!!!

Questa pizza, invece, mi ha chiamato letteralmente, mi sussurrava: "dai provaci, provaci..."
e perchè?
Perchè nell'impasto ci sono le patate e le uova, e siccome io adoro le patate non ho potuto resistere.
Ne ho condito metà con mozzarella e pomodoro a mò di pizza margherita, ma il risultato non è stato dei migliori, perchè la pasta era troppo "pastosa" mentre l'altra metà l'ho trasformata in focaccia. Una volta sfornata l'ho tagliata in tre pezzi rettangolari, ho aperto poi questi rettangoli e li ho farciti con rucola, pomodorini e un goccino di olio extra vergine di oliva..

Pizza di suor Placida
1 kg di farina
600 gr di patate lessate
6 uova
20 gr di sale
50 gr di lievito sciolto in acqua tiepida
( io ho ridotto di metà tutte le dosi)

Impastare il tutto e lasciare riposare. La pasta è pronta quando mettendo il dito, quest'ultima si solleva nuovamente. Stendere la pasta nelle teglie unte di olio e condire con pomodoro, olio, origano oppure a piacere.

Suor Placida disse e io eseguii...buon esperimento ebolitano a chi ci si vorrà provare!

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