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sabato, ottobre 28, 2006
.jpg) A Colliano (Sa) il 13, 14 e 15 Ottobre si è svolta la nona edizione della Mostra Mercato Nazionale del Tartufo. Una manifestazione nata per valorizzare il tartufo campano affinché sia sempre di più una risorsa economica per il territorio. Il 14 ottobre ho deciso di farci una capatina anch'io, era la prima volta, sebbene questa fosse la nona edizione e, nonostante frasi di corridoio che avvisavano un calo di qualità, devo ammettere di essermi trovata bene. Colliano è un piccolo centro nell'Alto e Medio Sele arroccato nella parte più alta del Monte Marzano. Nonostante i gravi danni subiti nel sisma dell'80 è riuscita a salvare alcune testimonianze storico artistiche ed è uno dei pochi paesi, quasi interamente ristrutturato dopo il terremoto, che è riuscito mantenere una sua identità. Da nove anni a questa parte si ripete la mostra mercato del tartufo, una manifestazione abbastanza curata e ricercata, che raccoglie espositori di tartufo locali e regionali oltre a numerosi espositori extra regione che hanno proposto i loro tartufi e altri prodotti locali. Quindi tra gli stands, innumerevoli tartufi, ma anche funghi porcini, patate, formaggi, salumi, vini, miele, liquori artigianali, peperoncini calabresi con tutte le meravilgie di quest'altra splendida regione, e poi castagne, creme e liquori alle castagne, olio d'oliva e prodotti di bellezza all'olio di oliva, e tanto altro ancora finanche la bottarga sarda con i loro produttori sardi doc che alla mia umile - " uh che buona la bottarga, io mangio spesso quella di Trapani!(essendo la mami trapanèèèèse)", mi fanno -"ma la bottarga noi inventata l'abbiamo, capito mi hai!"....eh vabbè che quella sicula anche buona è, daiii! Comunque oltre agli stands anche in questa edizione ci sono stati i convegni sulle tematiche legate alla tartuficoltura in Campania, diversi spettacoli, sfilate di sbandieratori e giullari, mostre di pittura e fotografia, rievocazioni medievali, laboratori didattici e culinari. Inoltre, molto carino il Palio del Tartufo dove le locande delle contrade di Colliano si sono scontrate a suon di piatti a base di tartufo e l'asta del tartufo nero. Tutto, quindi molto ben fatto, gente cordiale, atmosfera piacevole, stands ricchi e ben curati, ma....nota dolente...la cucina! Il percorso gastronomico - ahimè - lasciava un po' a desiderare e forse era meglio dedicarsi esclusivamente agli assaggi o affidarsi ai consigli degli esperti e mangiare un "SANO" panino con la porchetta! Etichette: Appuntamenti e prodotti

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lunedì, ottobre 23, 2006
 Il maialino quissù sarà la mia icona nei prossimi mesi, sì evvero.... non ho postato la foto perchè ho lasciato la mia macchinetta al neopapàmiofratello e con quella che ho in prestito le foto non vengono......... ma la spudorata verità è che il maialino sarà la mia musa ispiratrice in questi mesi uggiosi che mi aspettano. Uggiosi perchè mai? Perchè quando violacea si mette a dieta, l'uggia sale...e a nulla servono le tisane antistress che l'amica Claudia, erbolaia, le vende... Detto questo, per dare il degno addio al dio cibo in questi giorni "anteuggia" mi sono concessa diverse soddisfazioni. Inauguro i baccanali predieta con il maiale allo zenzero preso da un Sale&Pepe datato Novembre 1996. Dicembre si avvicina, i Saturnali anche, ed era giusto onorare questo bell'animaletto. La ricetta l'ho un po' sciroccata non perchè avessi tanta voglia di farlo, ma perchè non avevo i germogli di soia e non volevo usare il glutammato che la ricetta prevedeva. Il sapore era ottimo lo stesso e le variazioni che ho fatto simpatiche! Posto la mia.. Ingredienti 500 gr di filetto di maiale1 albume2 cucchiai di fecola1 cucchiaio di vino dolcemezzo peperone giallo2 coste di sedano2 cipollotti1 peperoncino piccante20 gr di zenzero fresco2 cucchiai di salsa di soiazucchero, aceto, olio, saleTagliare il filetto a dadini, a fette sottili lo zenzero e i cipollotti ben lavati. Lavare il peperone e tagliarlo a listarelle sottili, fare lo stesso con le coste di sedano. Montare a neve l'albume e incorporarvi un cucchiaio di fecola, il vino e salare. Immergere i dadini di maiale in questa "pastella" e lasciare riposare per 30 minuti. Spruzzare di olio della carta assorbente e con questa passare l'interno del wok e metterlo a scaldare su fuoco molto alto. Versarvi 3 cucchiai di olio e quando comincerà a fumare leggermente aggiungervi i dadini di maiale sgocciolati. Conviene unire poca carne per volta e mescolare continuamente così a fuoco vivo per 5 minuti. Scolare la carne ed eliminare l'olio dal recipiente. Mettere nel wok 2 cucchiai di olio, lo zenzero, i cipollotti, il peperone giallo, il sedano e cuocere per qualche minuto. Spruzzare con la salsa di soia, aggiungere il peperoncino, un cucchiaio di zucchero, uno di aceto, la fecola rimasta e la carne. Fare insaporire, finchè il fondo di cottura si sarà leggermente addensato, e servire subito.
Etichette: Secondi Piatti

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mercoledì, ottobre 18, 2006
 Un buon vino lo si può apprezzare con dell'ottima carne, con dei formaggi stagionati, ai piedi di un camino in assorta meditazione, ma cosa c'è di più suggestivo se non farlo ascoltando dell'ottima musica. Quando si ha la possibilità di coniugare due piaceri così differenti, ma allo stesso tempo così affini, come il jazz e il vino, non si può fare a meno di inebriarsi doppiamente... Sono orgogliosa di "ospitare" per quest'occasione,nel mio modesto blog, un personaggio come Daniele Scannapieco, uno dei migliori musicisti che il panorama jazzistico italiano possa vantare, e che campanilismi a parte, è nato a pochi chilometri dalla mia mozzarellandia. Giovedi 26 ottobre, dalle 19.30 in poi nel suggestivo chiostro di San Francesco a Eboli (SA), lui e le sue note faranno da sfondo ad una serata che penso sarà meravigliosa.Il quartet è composto  da due giovani grandi del jazz italiano: Daniele Scannapieco al sax e Luca Mannutza al piano insieme al contrabbassista Giovanni Tommaso e al batterista Roberto Gatto. I musicisti in questa formazione, per così dire "intima", seguiranno un percorso che prevede arrangiamenti originali, attraverso un cammino che va dagli anni 50 agli anni 70, spaziando dai classici del jazz alle grandi colonne sonore del cinema italiano di Ennio Moricone e Nino Rota. Le cantine presenti con i loro vini tra i portici del bel chiostro sono: l' Azienda Carmine Botti, Agropoli ( SA); l' Azienda Andrea Reale, Tramonti ( SA); l'Azienda Alfonso Rotolo, Rutino (SA);l'Azienda Giuseppe Apicella, Tramonti(SA); Fattoria Alois,Ponte Latone (Caserta); Cantine Monte Pugliano,Montecorvino Pugliano(SA);Azienda Cupo Carlo,Eboli (Sa); Viticoltori De Conciliis,Prignano Cilento ( Sa); Azienda Vinagri,Rutino (SA); Azienda Raffaele Marino, Agropoli (SA); Istituto Statale Tecnico Agrario,Eboli(SA);Azienda Torre Varano, Torrecuso (BN); Azienda Caputalbus,Ponte(BN); Terre dei Longobardi,Torrecuso(BN);Azienda Serra Degli Illici,Vitulano (BN); Cantina Colli di Castel Franci,Castel Franci (AV);Azienda Vinicola Nicola Romano,Lapio (AV); Vini Fini Episcopio,Ravello (Sa);Cantine A. Sammarco, Ravello (SA);Azienda Agricola S. Francesco, Tramonti (Sa);Cantine Marisa Cuomo,Furore (SA) e altre ancora. Ovviamente oltre al vino sono previste degustazioni di prodotti locali tipici,distribuiti direttamente dalle aziende e dalle cantine. Nel corso della serata sarà presentato anche il Progetto di solidarietà “ Bambini nel deserto onlus”, promosso dall’International Inner Wheel Club di Battipaglia. Il progetto rientra nel programma UNICEF “Education for girls” Service Internazionale 2006. Acquisto taschina più calice degustazione: 3.00 euro. Etichette: Di vino

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martedì, ottobre 17, 2006
 Ecco quando si verifica il detto: "l'apparenza inganna"! Succede spesso con i dolci che l'aspetto è meraviglioso e il sapore lascia a desiderare. Nel mio caso, invece l'occhio non ha potuto vedere quello che invece la bocca ha saputo apprezzare. Per chi non ama tantissimo le mele, ma ama i dolci alle mele, come me, questi fagottini sono, se la pasta sfoglia non la si prepara in casa, un semplicissimo esperimento per gustare questa frutta con immenso piacere. Ovviamente se si opta per la preparazione della sfoglia fai da te, l'espeimento diventa un tantino più complicato, ma sicuramente più gustoso. Per la sfoglia ho seguito i consigli di Gennarino, per il ripieno invece ecco qua: Ingredienti per il ripieno500 gr di mele 1 bicchiere di rum2 cucchiai di noci pelate e tritate3 cucchiai di uvetta20 gr di burro80 gr di zuccheroFar riposare l'uvetta nel rum per una trentina di minuti. Vuotare le mele con l'apposito scavino. Far caramellare lo zucchero con 2 cucchiai di acqua e rosolarvi le mele per circa tre minuti. Rosolare nel burro le noci tritate e l'uvetta aggiungendo il caramello e il rum. Riempire le mele con il composto. Avvolgere le mele così riempite in quadrati di pasta sfoglia. Assicuratevi che non ci siano buchini o perforazioni nella pasta altrimenti esce tutto fuori e si caramella il forno. Sistemare i fagottini su carta da forno e cuocere per 40 minuti a 160 gradi. Etichette: dolci

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venerdì, ottobre 13, 2006
 C'è un bimbo in famiglia... Ieri 12 ottobre alle 12.25 è nato Alessandro. lo so che qui si parla di cucina, di pecorini e cojoni di mulo,ma sono ZIA adesso, ho una responsabilità IO!!! e poi sono troppo felice.... Etichette: mumble mumble

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mercoledì, ottobre 11, 2006
" Scopriamo il ver o Abruzzo" non si esaurisce con Farindola, meta profumata, ma continua con il bel lago di Campotosto (AQ), a 1313 mt di altitudine tra i monti della Laga e il Gran Sasso. Anche la visita al lago è stata programmata in virtù della bella chicca gastronomica che saremo andati a papparci, ma arrivarci è stato davvero stupendo. Penso che, più del lago, valga la pena il viaggio il magnifico paesaggio: montagne, radure, laghi, fiumi, cascate, volpi, uccelli di tutte le specie, pecore a iosa e mucche con annessi cartelli stradali che indicavano la bestia e i suoi bisognini! Tutto rendeva più bucolico e affascinante quello che avremo poi trovato: il lago artificiale più vasto d’Abruzzo. Occupato un tempo da acquitrini, il bacino di Campotosto è stato trasformato in lago negli anni Trenta Quaranta per rifornire le centrali elettriche della Valle del Vomano, è esteso su 1400 ettari, compreso all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga. E per essere artificiale è davvero una cosa meravigliosa! Naturalmente siamo andati anche a provare il pesce di lago, il corego, niente male, anche se i pesci li preferisco marini, e la cucina dell'agriturismo dove abbiamo pranzato lasciava un po' a desiderare. La mortadellina, o come dir si voglia, i cojoni di mulo, no! Scura, stuzzicante, squisita, una rara specialità gastronomica che avevo avuto il piacere di gustare alla fiera del fiore di Francavilla la primavera scorsa (l'amato invece per orgoglio virile aveva ovviamente rifiutato, guardandomi anche con un certo disappunto!). Avendo appurato (me l'hanno detto, però dopo averli digeriti!) che di "cojoni" non si trattasse, bensì di tenera carne suina, convinto l'amato siamo andati direttamente alla fonte. La simpatica mortadellina di Campotosto, si compra a coppia, nasce in base a criteri dettati dalla stagione climatica, e l'essiccatura è affidata al vento di tramontana e all'altitudine. Si ottiene da tagli di carne suina magra e di prima scelta, macinata a grana fine, condita semplicemente con sale e pepe, an che se poi ciascuna famiglia ha il suo piccolo segreto, che può consistere nell'aggiunta di un particolare aroma. L'impasto viene suddiviso in sfere al centro delle quali si introduce una barretta di lardo, che ha lo scopo, oltre che di conferire gusto, anche di evitare che le mortadelline si secchino troppo durante la stagionatura. All'ovoidale preparato prima viene applicato un budello per rivestire la mortadella, che poi viene legato. Legate a due a due le mortadelline, poste a cavallo di una pertica, vengono esposte al fumo di camini o bracieri, alimentati con legna di quercia o faggio. Dopo 15 giorni si trasferiscono in locali aperti, esposte al freddo e al vento di tramontana, che a quanto pare è indispensabile alle mortadelline per una stagionatura ottimale. Dopo tre mesi dalla macinatura il prodotto è pronto per essere mangiato. Al taglio la mortadella è di colore rosso scuro dove spicca il bianco del lardello, mentre in bocca è cuoiosa e soda e il lardello croccante e dolce. Si dice che le prime mortadelline vengano testate dalla gente del posto durante la colazione di Pasqua, per festeggiare la fine del freddo, io dico...che bel festeggiamento!!! Etichette: Appuntamenti e prodotti

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domenica, ottobre 08, 2006
Il viaggetto dall' amato stavolta mi ha regalato qualche chiletto in più, per cui, la tanto "agognata" diet  a è stata rimandata ancora una volta. Da quando l'amato vive in Abruzzo ho cominciato a conoscere questa terra che immaginavo fatta solo di pecore e pecorini, di Appennini e orsetti marsicani. Ma nonostante sia un anno e mezzo che periodicamente mi faccio 5 ore di bus per raggiungere l'amato non mi era ancora capitato di vedere così tante pecore nè pecorini, almeno non più di quelle che vedo circolare ogni mattina quando scendo da casa per andare a lavorare. Per il qual motivo...cosa decidono di fare in un'uggiosa giornata di fine settembre due piccioncini napoletani??? Di esplorare finalmente anche la fascia montana abruzzese! Ovviamente, siccome è sempre la pancia che detta legge, la prima tappa del giro: "scopriamo il vero Abruzzo", è stata questa piccola località sul versante orientale del Gran Sasso, Farindola, alla ricerca del mitico pecorino che porta il suo nome! Il piccolo centro si trova a circa 590 metri sul livello del mare e la passeggiata tra i vicoletti semi-deserti è stata davvero piacevole, nonostante gli ombrelli e il caffè, bevuto nel piccolo bar dove ero l'unica rappresentante del gentil sesso. Ma torniamo al pecorino, ossia al principale motivo del nostro viaggio(lo so lo so sono "chiatta" nell'animo) questo è, e non lo dico solo io, davvero unico. E' un formaggio prodotto dai tempi degli antichi romani nell'area Vestina del Parco, con un segreto..... Oggi presidio slow food, si produce in quantità limitatissime e tutelato dal consorzio che comprende,  oltre al comune di Farindola, quelli di Montebello di Bertona, Arsita,Bisenti, Penne, Villa Celiera, Civitella Casanova, Castelli e Carpineto Nora. Il latte è munto a mano da pecore derivanti dalla razza Pagliarola Appenninica allevate allo stato brado sui pascoli appenninici, pecore che tra l'altro producono un quantitativo molto limitato di latte ( un litro al giorno per un massimo di 120 giorni di lattazione). Il formaggio è preparato con caglio suino, è questo il vero segreto, ed è forse l'unico formaggio ad essere preparato con il caglio del maiale. In effetti i maiali da cui viene prelevato l'enzima sono anch'essi dei "liberi pascolanti", e il caglio del maiale a quanto pare è meno piccante di quello del capretto o agnello o vitellino, da cui solitamente si preleva, e questo conferisce a codesto formaggio un sapore e un aroma differente. Il latte non viene pastorizzato, la filtrazione è minima e la massa prende la forma nelle fiscelle di vimini, che disegnano sulla superficie le tipiche s  triature. Le forme sono poste a stagionare su vecchie madie di legno per un periodo che va da 70 giorni ad un anno. La crosta viene unta periodicamente con una miscela di olio extra vergine di oliva e aceto e con il tempo diventa color zafferano o marrognola. Il consorzio di tutela del pecorino ha la sua sala di stagionatura nel piccolo centro di Farindola, qui si raccolgono nella saletta a temperatura e a livello di umidità ottimali quasi tutti i pecorini dei nove comuni. Ovviamente qualche contadino provvede da sè, ma la maggior parte preferisce far stagionare le proprie prelibatezze lì. L'odore che emana la saletta non ve lo dico proprio, una cosa meravigliosa! Insomma tutto idilliaco, tranne il prezzo, circa 21 euro al chilo, ma una volta messo un bel pezzetto di pecorino in bocca si strizza l'occhio e non ci si pensa più!!! Etichette: Appuntamenti e prodotti

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