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Viola Melanzana

un modo spiritoso per parlare delle mie passioni,dei miei esperimenti, dei miei pasticci..un modo spiritoso per trasmettere quello che so, quello che osservo, quello che continuo ad imparare ogni giorno.
 

Chardonnay Cuvee Frissionere 2004 Les Cretes, Valle d’Aosta

giovedì, gennaio 17, 2008

Chardonnay? La meretrice. Tanti di quei vini ottenuti da questo vitigno hanno invaso le italiche tavole negli ultimi anni. Solitamente, nell’inutile inondazione, si è accompagnato al suo alter ego in rosso Cabernet Sauvignon (il gigolò). Beh, semplice da spiegare, i due vitigni hanno l’accattivante e ruffiana capacità di acclimatarsi un po’ ovunque. Potresti, paradossalmente, provare a piantarlo fuori al balcone di casa, anche in pieno centro a Milano, Parigi, Napoli o Roma e dopo un po’ di anni ne verrebbe una pianta rigogliosa. Certo, il vino prodotto, emanerebbe effluvi di monossido di carbonio, ma si potrebbe sempre chiamare uno di quei maghi dell’enologia molto celebrati, sborsare un certo numero (tante) di banconote, e puff, come d’incanto: meravigliosi sentori, profumi, aromi invaderebbero le narici, risolleverebbero l’animo e allieterebbero il palato. Sì, ho una certa avversione all’anonimo vitigno. Eppure. Quando mi diverto a berlo alla cieca (bottiglia coperta), non riesco mai a riconoscerlo e quando chiedo all’amico di turno: “Né scusa, ma quali sarebbero i tratti caratteristici di questa donzella?”, ricevo come risposta… “una rotondità burrosa”. Ora, al di là del fatto che sono perfettamente cosciente che una donzella, con garbo e grazia, è sempre meglio scoprirla che coprirla, se uno a proposito di donzelle mi dice rotondità burrosa, mi viene tutt'altro in mente che uno Chardonnay! Eppure scrivevo, senza arrivare a sborsare inenarrabili cifre per uno Chablis, in Italia è possibile imbattersi in prodotti davvero emozionanti come questo. Ok, cercherò di controllare il morbo dello scribacchino di vino, eviterò il vinese e le mirabolanti descrizioni delle sensazioni organolettiche che "tanto ti piacciono", e mi limiterò a dire che questo vino continua a conservare una sua anima di montagna, ha profumi lievi e fragranti, fruttati d’ananas e d’agrumi. Al palato è sapido, minerale e la freschezza (acidità) controlla il frutto presente. Il prezzo contenuto (intorno ai 12 euro) è la sua chiosa migliore. Visto che recentemente sono diventato il tuo personale pusher di sostanze etiliche stupefacenti, te lo consiglio vivamente. Ah, già, quasi dimenticavo, dato che ultimamente mi diverto ad associare vino e musica, eccoti servita. Per questo vitigno (ma non per questo vino) mi sembra azzeccatissimo, e quanto meno i tuoi affezionati lettori (maschietti e femminucce indistintamente) si rifaranno le orecchie, ma soprattutto, gli occhi.

Il viandante.

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